La parola “selfie” è apparsa per la prima volta in Inghilterra nel 2000, arrivando in Italia nel 2012 e diventano parola dell’anno nel 2013. Secondo l’Accademia della Crusca, un “selfie” è una: “fotografia scattata a sé stessi, senza temporizzazione, con l’obiettivo di postarla in rete”. Questo fenomeno è così diffuso che è diventato ormai comune vedere persone scattarsi selfie in luoghi pubblici di qualsiasi tipo. Sebbene questa pratica sia ormai parte integrante nella nostra quotidianità, dal punto di vista psicologico, che implicazioni può avere?
Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta, neuropsicologa ed esperta in disturbi del sonno dello PsicoCare.
Implicazioni psicologiche dei selfie
Sebbene in letteratura scientifica non ci siano dati certi che classificano la “selfite” come disturbo mentale, nel 2014 si diffuse la notizia che l’American Psychiatric Association la considerava un potenziale disturbo.
Questa condizione, presente ancora oggi, identifica tre livelli di gravità di un ipotetico disturbo (un po’ come lo shopping compulsivo, tutti sappiamo cos’è, quanto è pericoloso, quanto si accentua in alcuni periodi dell’anno, ma ad oggi non esistono dei veri e propri criteri diagnostici):
1. Borderline: scattare selfie almeno tre volte al giorno senza pubblicarli
2. Acuto: scattare e pubblicare foto sui social media
3. Cronico: incontrollabile bisogno di scattare foto di sé tutto il giorno, pubblicandole online più di sei volte al giorno
Tendenze ed età
I selfie sono più diffusi tra gli adolescenti, che spesso basano la propria identità sui like ricevuti e sui selfie postati durante il giorno.
Un recente studio italiano ha dimostrato che ragazzi e ragazze utilizzano i selfie in modi diversi: le ragazze tendono a ritoccare le foto per avvicinarsi ad un ideale estetico, mentre i ragazzi li usano per rafforzare la propria autostima.
Il postare foto, racconta lo studio, ha l’obiettivo di soddisfare due principi sociali fondamentali: il senso di appartenenza e l’autopresentazione. In un mondo sempre più virtuale avere decine e decine di like aumenta l’autostima, dà l’illusione di appartenere a qualcosa ma limita nella realtà, nelle capacità comunicative, nelle abilità sociali.
Caratteristiche di personalità
Le persone che amano scattare e postare selfie amano stare al centro dell’attenzione e sentirsi gratificati, hanno una buona autostima di base e vogliono alimentarla, anche con i like. Per parlare in termini psicologici, tendono ad avere tratti narcisistici. Ancora una volta, la ricerca scientifica dimostra che, tuttavia, il narcisista, sia maschio che femmina, è vulnerabile e cerca di aumentare la propria autostima attraverso post e like, partendo da aspettative alte.
Cosa succede se i like non arrivano?
La mancanza di like può portare a una riduzione dell’autostima, specialmente nei giovani, causando sensazioni di fallimento e non accettazione, con tendenza a dover cambiare, inseguire le mode, superare i limiti (anche quelli pericolosi), isolarsi socialmente, con un calo del rendimento scolastico, mancanza di piacere, disturbi del sonno, fino a sfociare in problemi di depressione.
Ci sono state molte preoccupazioni riguardo all’eccessiva auto-presentazione promossa dai selfie. Già nel 2014, Roman, evidenziava come l’ossessione per scattare il selfie perfetto poteva compromettere l’esperienza del momento e causare conflitti sociali. Le persone, cercando di catturare l’immagine perfetta, ignoravano l’etichetta sociale e l’attenzione agli altri.
Gli effetti negativi si estendevano anche alla salute mentale e alle relazioni interpersonali:
- Insoddisfazione corporea: la condivisione di selfie tra adolescenti, soprattutto ragazze, veniva associata ad una maggiore insoddisfazione corporea, nonché a una sottile interiorizzazione ideale ( McLean et al., 2015 )
- Conflitti relazionali: un’alta frequenza di pubblicazione di selfie su piattaforme veniva correlata al conflitto nelle relazioni romantiche. ( Ridgway e Clayton, 2016 ).
- Narcisismo: diversi studi hanno trovato un legame tra l’uso dei selfie e il narcisismo ( Barry et al., 2015 ; Sorokowski et al., 2015 ; Weiser, 2015 ).
Anche la percezione di inautenticità associata ai selfie è stata più volte indagata. Nel 2015, Lobinger e Brantner, hanno scoperto che i selfie venivano spesso giudicati non autentici, specialmente quelli con pose riconoscibili o dove era visibile il processo di produzione fotografica, come il braccio che tiene la fotocamera. Questo contrastava con le foto normali che catturano momenti più naturali e spontanee[1].
Aspetti creativi del selfie
Alcuni vedevano, invece, i selfie come un mezzo espressivo che poteva offrire opportunità creative. Per esempio, Rettberg (2014), descriveva come la cultura del selfie riusciva a promuovere la sperimentazione e l’ispirazione reciproca. Grazie a questa pratica, si sono sviluppati nuovi generi come i selfie seriali o i selfie time-lapse. Un esempio, sono i video che si trovano ancora oggi sui social, con selfie scattati ogni giorno per un tot di anni consecutivi.
Perché si scattano selfie?
Scattare selfie non è solo questione social. Una revisione di sei studi, che ha coinvolto 2.100 persone, pubblicata sulla rivista Social Psychological and Personality Science da un team di esperti guidato da Zachary Niese dell’Università di Tubinga, dimostra che le fotografie personali aiutano a riconnettersi con esperienze passate e a costruire la propria narrazione di sè.
Le foto personali possono svolgere molteplici funzioni, tra cui:
- aiutare le persone a rivivere esperienze fisiche di eventi passati
- servono a documentare momenti importanti della vita.
- trasmettere qualcosa di significativo sulla propria identità, valori o obiettivi, ecc.
Alcuni consigli
- Prima di scattare un selfie godiamoci il panorama, assaporiamo le emozioni del luogo, di ciò che sentiamo e vediamo
- Se inseguiamo i like fermiamoci a pensare che il mondo reale è altro, almeno per il momento
- Se avvertiamo sintomi negativi, delusione, se ci sembra di dipendere dai like ai nostri selfie, parliamone con i nostri cari, amici, genitori, fidanzate, insegnanti e chiediamo aiuto.
Un uso responsabile dei social aiuta a crescere e apprezzare tutto ciò che di positivo la realtà virtuale può darci.
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Fonti