I disturbi alimentari, come il disturbo da alimentazione incontrollata, la bulimia nervosa e l’anoressia nervosa, sono spesso caratterizzati da una percezione distorta dell’immagine corporea, un’alimentazione limitata, abbuffate, vomito autoindotto, uso improprio di lassativi o attività sportiva eccessiva.
Sebbene vengano comunemente associati alle donne, sono presenti anche negli uomini. Tuttavia, tendono a rimanere invisibili a causa di stereotipi legati alla mascolinità e alla percezione comune che queste patologie riguardino soltanto il sesso femminile.
L’idea di dover essere sempre forti e autosufficienti porta molti uomini a non cercare aiuto per paura di essere percepiti come deboli o “meno maschili”. Questo tabù può rendere difficile ammettere di avere un problema alimentare e cercare aiuto.
Ce ne parla dott. Andrea Catena, psicologo e psicoterapeuta di PsicoCare.
Disturbi alimentari maschili: una questione diagnostica
Le difficoltà diagnostiche dei disturbi del comportamento alimentare negli uomini derivano, come detto, da una pletora di fattori culturali, clinici e psicologici che influenzano il riconoscimento precoce del disturbo e l’accesso al trattamento. Gli ostacoli sono molteplici:
- Stereotipi di genere/vergogna e stigma: i disturbi alimentari vengono spesso (ed erroneamente) considerati disturbi ad esclusivo appannaggio femminile; questa convinzione sociale scoraggia molti uomini dal riconoscere, accettare i propri sintomi e quindi chiedere aiuto. Inoltre soggetti di sesso maschile tendono a sperimentare alti livelli di vergogna.
- Sintomatologia differente: gli uomini con un disturbo alimentare tendono a focalizzarsi maggiormente sull’aumento della massa muscolare piuttosto che sulla magrezza estrema (mediamente, ma non sempre).
- Comportamenti compensatori mascherati: l’esercizio fisico eccessivo viene spesso normalizzato o addirittura incoraggiato dalla società, rendendo meno evidente nel panorama maschile il suo legame con un disturbo alimentare.
- Diagnosi ritardata a causa di strumenti diagnostici non sempre adeguati: a causa della visione stereotipata del disturbo, il riconoscimento dei sintomi alimentari può diventare complesso anche per i professionisti; inoltre, sebbene gli strumenti diagnostici utilizzati clinicamente abbiano subito revisioni per includere una più vasta gamma di manifestazioni sintomatologiche maschili, molte diagnosi vengono ancora perse o ritardate perché gli uomini tendono a non soddisfare i classici criteri diagnostici.
- Comorbidità psichiatriche: il quadro si complica ancor di più al netto del fatto che spesso i disturbi alimentari maschili si manifestano in concomitanza con altri disturbi, come disturbi dell’umore o disturbi da abuso di sostanze. Questi sintomi possono confondere il quadro clinico, portando i professionisti a trattare prima la comorbidità piuttosto che il disturbo alimentare.
Cosa causa i disturbi alimentari negli uomini?
I disturbi alimentari nella popolazione maschile, così come quelli femminili, sono il risultato di un complesso intreccio di fattori culturali, psicologici e biologici. Tuttavia, negli uomini esistono alcuni elementi distintivi che li rendono particolarmente vulnerabili. Da un punto di vista culturale, la società post-moderna promuove ormai da tempo un ideale di mascolinità associato a forza fisica e controllo. I modelli maschili diffusi dai media, dalle pubblicità ai social network, propongono e promuovono un’immagine del corpo maschile sempre più muscoloso e scolpito.
Questo crea chiaramente una forte pressione nella popolazione di sesso maschile, che si sente spinta a raggiungere standard irrealistici di perfezione fisica.
Sul piano psicologico, molti uomini sviluppano sintomi riconducibili a un disturbo alimentare in risposta a un nucleo di bassa autostima; il bisogno di sentirsi adeguati agli standard sociali di bellezza maschile può portare a comportamenti patologici legati ad alimentazione ed esercizio fisico.
Esistono infine anche fattori biologici predisponenti: alcuni studi suggeriscono che ci possano essere componenti genetiche e neurobiologiche che predispongono alcuni individui, sia uomini che donne, a sviluppare disturbi alimentari. Ciò che cambia è la loro interazione con un contesto culturale che, inevitabilmente, crea rimandi differenti per gli uomini e per le donne.
Quali uomini sono più a rischio di sviluppare disturbi alimentari?
Non tutti gli uomini sono ugualmente esposti al rischio di sviluppare un disturbo alimentare. Alcuni gruppi sembrano essere più vulnerabili di altri, come:
- Atleti: gli uomini che praticano sport a livello agonistico, che richiede quindi un controllo del peso o un’elevata muscolatura sono particolarmente esposti. Bodybuilder e atleti possono sviluppare una vera e propria ossessione per la propria composizione/forma corporea, spingendosi anche all’utilizzo di strumenti potenzialmente pericolosi come steroidi e anabolizzanti.
- Adolescenti e giovani uomini: la fase di transizione dall’adolescenza all’età adulta rappresenta un periodo critico nello sviluppo dell’identità personale e corporea. I ragazzi che crescono in un contesto in cui l’aspetto fisico è ipervalutato possono sentirsi insicuri e ricorrere a comportamenti alimentari disfunzionali per ottenere un corpo socialmente validabile.
- Professionisti in ambito media e moda: gli uomini che lavorano in settori in cui l’immagine personale è cruciale – come attori, modelli, influencer – subiscono una pressione continua per mantenere un corpo “perfetto”.
Quali sono i sintomi più comuni dei disturbi alimentari negli uomini?
Negli uomini, i disturbi alimentari si manifestano più spesso con la dismorfia muscolare, un disturbo psicologico caratterizzato da una percezione distorta del proprio corpo e da una preoccupazione ossessiva per la propria muscolatura.
I comportamenti sintomatici della dismorfia muscolare possono includere:
- Esercizio fisico ossessivo: allenamenti intensi e frequenti per aumentare la massa muscolare, anche quando il corpo avrebbe bisogno di riposo
- Dieta iperproteica e restrittiva: consumo eccessivo di proteine e regimi alimentari rigidi. Molti uomini con dismorfia muscolare adottano regimi alimentari eccessivamente rigidi, con un consumo elevato di proteine e l’eliminazione di gruppi alimentari considerati “inutili” o dannosi per la crescita muscolare
- Uso di integratori e farmaci: assunzione di integratori, farmaci o steroidi anabolizzanti per accelerare lo sviluppo muscolare.
- Percezione distorta del corpo: nonostante una muscolatura visibilmente sviluppata, le persone affette da dismorfia muscolare si vedono come deboli o poco muscolose, alimentando ulteriormente il loro desiderio di aumentare la massa.
A quali conseguenze possono portare i disturbi alimentari negli uomini?
Questi comportamenti, seppur percepiti spesso come “pratiche salutari”, possono comportare gravi rischi per la salute. L’abuso di integratori e steroidi, insieme a un allenamento eccessivo, possono avere conseguenze a lungo termine, tra cui danni agli organi, squilibri ormonali e problemi cardiovascolari. Tuttavia, poiché questi comportamenti sono comunemente associati a uno stile di vita “sano”, possono passare inosservati, ritardando così il riconoscimento e il trattamento del disturbo.
Riconoscere i segnali e differenziare le pratiche salutari da comportamenti disfunzionali è fondamentale per prevenire conseguenze negative e promuovere una gestione equilibrata del proprio corpo.
Come si curano i disturbi alimentari negli uomini?
Il trattamento della dismorfia muscolare richiede un approccio multidisciplinare. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si è rivelata efficace nel ridurre i pensieri distorti e ossessivi riguardanti il corpo e nell’insegnare strategie per affrontare i comportamenti compulsivi. Anche il supporto psicologico e la consulenza nutrizionale giocano un ruolo fondamentale nel trattamento.
In alcuni casi, può essere necessaria l’interruzione dell’uso di steroidi e altri farmaci per migliorare la salute fisica e ridurre i rischi associati a tali sostanze.
Come possono gli uomini superare lo stigma e cercare aiuto per i disturbi alimentari?
Uno dei principali ostacoli per gli uomini che soffrono di disturbi alimentari è sicuramente lo stigma sociale. La paura di essere considerati deboli o “meno uomini” può spingere a nascondere o a non considerare il problema, rimandando drammaticamente il momento in cui decidono di chiedere aiuto. Tuttavia, superare questo tabù è fondamentale. Sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una visione più flessibile della mascolinità è un passo cruciale per creare un ambiente in cui gli uomini possano sentirsi liberi di tematizzare le proprie difficoltà e la propria sofferenza senza il timore di essere giudicati, grazie anche al supporto di familiari e amici. Il cambiamento sociale è lento e progressivo, ma tutti noi, nella nostra piccola soggettività, possiamo fare la differenza.
I disturbi alimentari negli uomini sono un fenomeno serio e reale, che merita ben più attenzione di quella che ha poi in realtà. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma, anzi, di grande forza.
Quando si parla di cura dei disturbi alimentari, che si tratti di un soggetto di sesso maschile o femminile, la tempestività d’intervento è la chiave. Il tasso di remissione dipende infatti fortemente dalla rapidità dell’intervento terapeutico; gli interventi precoci hanno dimostrato di migliorare significativamente i tassi di remissione rispetto agli interventi tardivi, sia per gli uomini che per le donne. Le evidenze scientifiche infatti dimostrano come circa il 50-70% delle persone con disturbi alimentari raggiunge la remissione sintomatica con un intervento precoce, scendendo notevolmente (20-30%) con interventi tardivi a distanza di anni dall’esordio sintomatico. Gli uomini tendono a chiedere aiuto più tardi rispetto alle donne, spesso per l’errata percezione che i disturbi alimentari siano solo “problemi femminili”. Tuttavia, anche per loro un intervento precoce migliora significativamente i risultati, portando a un tasso di remissione sovrapponibile a quello della popolazione femminile. Questo dimostra come le differenze di sesso nei tassi di remissione sono spesso spiegati dal fatto che gli uomini tendano a chiedere aiuto meno spesso e più tardi rispetto alle donne; una volta iniziato il trattamento, però, non emergono significative differenze di sesso nei risultati, sebbene le sfide psicologiche possano variare anche notevolmente.
Quali sono i campanelli d’allarme dei disturbi alimentari maschili?
- Cambiamenti comportamentali evidenti (adozione di diete rigide ed estreme, conteggio calorico ossessivo, utilizzo massivo di tecniche compensative come l’esercizio fisico).
- Modifiche significative delle abitudini alimentari (mangiare troppo poco, abbuffarsi (il cheat day o giorno di sgarro, in cui è possibile allontanarsi dal regime alimentare che si sta seguendo e concedersi dei pasti al di fuori delle restrizioni della dieta) rituali insoliti durante i pasti, come spezzettare il cibo in piccoli pezzi).
- Sintomi fisici (importanti fluttuazioni di peso, fatica costante, vertigini, problemi gastrointestinali, tutti segnali di stress fisico legato al comportamento alimentare).
- Isolamento sociale (evitare situazioni sociali legate al cibo come pranzi e cene, ritiro dalle relazioni che un tempo erano significative).
In questi casi rivolgersi a una equipe multidisciplinare (medico, psicoterapeuta, nutrizionista) è il primo passo verso il recupero.