Disgrafia e capacità motorie: come trattarle?

La disgrafia (ICD 10 – F 81.8) rientra tra i disturbi evolutivi delle abilità scolastiche, un gruppo di disturbi del neurosviluppo che riguarda la componente motoria della scrittura; in particolare: “la difficoltà o l’incapacità di comunicare in modo chiaro e corretto tramite il linguaggio scritto”. La disgrafia può manifestarsi in vari modi, rendendo difficile la formazione delle lettere, la coerenza del testo e l’organizzazione delle idee scritte ed è strettamente collegata alle capacità fino-motorie, ovvero l’uso coordinato dei piccoli muscoli delle mani e delle dita fondamentali per la scrittura.

Secondo gli studi di Borean e colleghe (2012), la capacità di scrivere in modo fluente e leggibile dipende da una combinazione di competenze visuo-percettive, abilità fino-motorie, consapevolezza propriocettiva e pianificazione motoria.

Ce ne parla la dottoressa Silvia Aurilio, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva presso Humanitas Psico Care.

Perché le competenze motorie sono importanti?

Le competenze motorie sono fondamentali per lo sviluppo del bambino poiché coinvolgono ogni aspetto del suo comportamento fin dai primi giorni di vita: che si tratti di mantenere la postura, muoversi nello spazio, usare le mani per manipolare oggetti, esplorare l’ambiente o interagire socialmente, le abilità motorie giocano un ruolo essenziale. In effetti, lo sviluppo motorio rappresenta un pilastro chiave dello sviluppo comportamentale.

Ad esempio, il controllo posturale permette al bambino di esplorare nuovi elementi dell’ambiente circostante, migliorando la sua capacità di osservare e interagire con il mondo. La locomozione consente di accedere a spazi più ampi, aprendo nuove opportunità di apprendimento e scoperta. Le abilità manuali invece favoriscono una maggiore interazione con oggetti e strumenti, migliorando la capacità del bambino di manipolare e sperimentare.

Oltre agli aspetti fisici, le capacità motorie sono strettamente legate allo sviluppo sociale. Grazie a queste abilità, i bambini hanno nuove opportunità di interazione sociale, migliorando la loro comunicazione e connessione con gli altri. Queste, infatti, non influenzano solo il corpo, ma stimolano anche lo sviluppo di altre aree come la percezione, la cognizione, il linguaggio, la regolazione emotiva e persino la salute fisica.

Infine, man mano che i bambini acquisiscono nuove capacità motorie, il loro comportamento diventa sempre più flessibile e funzionale: imparano ad adattare le proprie azioni in base ai cambiamenti del corpo e dell’ambiente sviluppando soluzioni creative per raggiungere i loro obiettivi.

Che legame c’è tra disgrafia e capacità fino-motorie?

La disgrafia è un disturbo delle abilità scolastiche che influisce sulla scrittura. La scrittura, intesa come l’insieme dei movimenti dell’arto superiore per produrre segni grafici, è un’abilità fino-motoria e di integrazione oculo manuale. Le capacità fino-motorie si riferiscono quindi alla coordinazione dei muscoli piccoli, come quelli delle mani e delle dita, necessarie per differenti attività, tra cui la scrittura. Nei soggetti con una diagnosi di disgrafia, le difficoltà nelle capacità fino-motorie possono manifestarsi:

  • Nel controllo dello strumento grafico (penna, pastello, matita, pennello): riguarda la difficoltà a mantenere una presa adeguata e a controllare che il movimento della penna avvenga a carico delle dita e non del polso o della spalla.
  • Nella formazione delle lettere: riguarda la difficoltà nel tracciare lettere in modo chiaro, continuo e leggibile.
  • Nella velocità di scrittura: scrivere per questi soggetti può richiedere più tempo e fatica rispetto ai coetanei.

Quali sono le cause della disgrafia?

Le cause della disgrafia sono varie, queste includono:

  • Fattori neurologici: alterazioni nel funzionamento del cervello, in particolare nelle aree coinvolte nell’elaborazione visiva e motoria.
  • Fattori genetici: la disgrafia può presentarsi in soggetti che hanno una familiarità, suggerendo un possibile legame ereditario.
  • Fattori ambientali: esperienze di apprendimento e l’accesso a risorse educative possono influenzare lo sviluppo delle abilità di scrittura.

Quali sono i sintomi della disgrafia?

La disgrafia può manifestarsi in modi diversi a seconda dell’età del bambino e della richiesta accademica a cui è sottoposto. I sintomi variano in base allo stadio dello sviluppo e possono coinvolgere uno o più aspetti del processo di scrittura. La disgrafia è diagnosticabile unicamente nel bambino sottoposto a scolarizzazione ed a partire dalla seconda elementare, proprio per garantire un tempo di apprendimento che esuli dalle diverse tipologie di metodo di insegnamento della stessa. Tuttavia, è possibile osservare alcuni segnali prima di questo momento.

Secondo il Centro Nazionale Statunitense per i disturbi dell’apprendimento i segnali della disgrafia comprendono:

  • Nei bambini in età prescolare (3-5 anni): presa scorretta dello strumento grafico che non consente il controllo visivo durante l’esecuzione; postura inadeguata che crea alterazioni del campo visivo o irrigidimenti muscolari; stanchezza precoce e manifestazioni dolorose durante le attività di scrittura e grafiche; evitamento di compiti di scrittura e disegno; lettere malformate, invertite o disposte in modo incoerente; tracciamento irregolare delle linee e difficoltà a rimanere entro i margini.
  • Nei bambini in età scolare (6 -12 anni): scrittura illeggibile, lenta e faticosa; alternanza tra corsivo e stampatello; difficoltà nel trovare le parole, di ortografia frequenti, legati al carico esecutivo, non presenti in assenza di esso; difficoltà nel mantenere la dimensione e la forma delle lettere, traccia instabile o tremolante.
  • Negli adolescenti e giovani adulti (>13 anni): difficoltà a organizzare i pensieri in forma scritta; difficoltà con la sintassi e la grammatica scritta che non viene riprodotta nei compiti orali; difficoltà a prendere appunti velocemente; scrittura spesso disordinata e difficile da leggere.

A qualsiasi età, la difficoltà nella scrittura può portare a frustrazione, bassa autostima e ansia, specialmente in contesti scolastici o lavorativi.

Come viene diagnosticata la disgrafia?

La disgrafia può presentarsi in comorbidità con altri DSA (disturbi specifici di apprendimento), insieme alla dislessia, disortografia e discalculia o al disturbo di coordinazione motoria. Per una diagnosi accurata è necessario un percorso valutativo condotto da un’equipe multidisciplinare composta da specialisti come logopedisti, neuropsichiatri infantili, psicologi e neuropsicomotricisti. La diagnosi della disgrafia coinvolge diversi passaggi e strumenti. La valutazione inizia con un colloquio con i genitori (ed eventualmente con gli insegnanti) per raccogliere informazioni sui comportamenti di scrittura del bambino e la visione di quaderni scolastici di diverse discipline per valutare l’impatto che il carico esecutivo ha nelle differenti materie.

Durante il processo di diagnosi, attraverso test standardizzati, vengono valutate sia le abilità cognitive che quelle motorie, escludendo la presenza di altri disturbi neurologici o deficit che potrebbero interferire con l’apprendimento.

Successivamente, viene svolta un’osservazione diretta per valutare la postura, la prensione dell’attrezzo grafico e la qualità della scrittura (in termini di leggibilità, velocità e fluenza). Anche tali parametri sono valutabili attraverso test di scrittura standardizzati, i quali consentono di confrontare la scrittura del soggetto con quella media attesa per l’età. Il criterio primo di diagnosi della disgrafia resta la leggibilità e la capacità di interpretazione dei segni grafici anche se estrapolati dal contesto, sia da terzi sia dall’individuo esecutore del compito (spesso i soggetti con disgrafia, non riescono a rileggere ciò che scrivono se decontestualizzato o se proposto a distanza di tempo). Queste valutazioni sono cruciali per definire il grado di disgrafia e pianificare un percorso di intervento personalizzato.

La riabilitazione della disgrafia

È importante che il programma di riabilitazione sia personalizzato in base alle esigenze specifiche dell’individuo. La riabilitazione della disgrafia coinvolge un approccio multidisciplinare, che può includere:

  • Interventi neuropsicomotori intensivi, specifici e mirati, volti in primo luogo alla riabilitazione delle competenze motorie fini, delle abilità visuo-percettive e visuo-motorie, e successivamente a una riabilitazione del gesto grafico.
  • Supporto educativo che riguarda strategie per facilitare l’apprendimento. In alcuni casi, infatti, può essere utile introdurre, già a partire dalla scuola primaria, misure compensative e dispensative. Le misure compensative riguardano l’introduzione di strumenti di supporto che riducano l’affaticamento esecutivo a favore di valutazioni delle specifiche aree di insegnamento, cartine mute da completare, mappe concettuali vuote già strutturate spazialmente nel foglio per diminuire l’affollamento visivo e la difficoltà di organizzazione spaziale, etc. Le misure dispensative prevedono invece limitazioni nelle richieste come: un tempo maggiore per svolgere il compito e valutazione di aree limitate dell’elaborato tarate sullo sviluppo specifico del bambino, elidendo le zone in cui il carico motorio esecutivo impatta maggiormente. La limitazione di scrittura veloce sotto dettatura va fornita come strumento compensativo solo se tale misura non impatta emotivamente sul soggetto che potrebbe sentirsi diverso e incapace di svolgere un compito collettivo come il dettato. Tutti gli strumenti compensativi e dispensativi hanno l’obiettivo di mettere il bambino in una condizione di miglior apprendimento possibile, non solo tutelando la performance ma soprattutto tutelando le implicazioni emotive che la diversità dal resto della classe può far scaturire.
  • Terapia logopedica (non sempre necessaria) per migliorare le abilità di espressione scritta e organizzazione del pensiero.

Si sottolinea, inoltre, che affrontare la disgrafia non solo come un disturbo di apprendimento, ma come una difficoltà che influenza l’autopercezione dell’individuo è essenziale per il suo sviluppo globale. Per tale motivo, nella presa in carico della disgrafia, risulta fondamentale che scuola, famiglia e professionisti tengano conto del benessere emotivo del bambino, promuovendo un ascolto attivo, un supporto emotivo ed un ambiente circostante positivo.

In che modo i genitori possono supportare le capacità fino-motorie?

Sviluppare le capacità fino-motorie nella vita quotidiana può avvenire attraverso diverse attività:

  • Giochi con le mani: attività come il modellismo con la plastilina, costruire collane infilando perline, giocare con le costruzioni o i puzzle.
  • Giochi di coordinazione: attività come il lancio di palline in contenitori o il gioco con le biglie.
  • Attività artistiche: disegnare, colorare, ritagliare e incollare.
  • Strumenti musicali: suonare strumenti come il pianoforte, la chitarra o il flauto.
  • Attività quotidiane: coinvolgere i bambini in compiti come vestirsi, allacciare le scarpe o appendere i panni con le mollette.
  • Attività di cucina: preparare cibi semplici, mescolare o tagliare ingredienti.

Incorporando queste attività nella routine quotidiana, si possono sviluppare le capacità di coordinazione oculo-manuale e fino-motoria, lavorando sulla destrezza manuale e i movimenti selettivi delle dita in modo efficace e divertente.

In conclusione, si può affermare che la disgrafia è un disturbo che può influenzare significativamente la vita di chi ne è affetto, ma con l’intervento adeguato è possibile migliorare le competenze di scrittura e la qualità della vita complessiva.

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