Disagio giovanile: come riconoscerlo?

Il disagio giovanile si riferisce a una serie di problematiche emotive e psicologiche che si manifestano nel periodo dell’adolescenza. Un momento spesso critico dello sviluppo, dove i ragazzi possono sperimentare ansia, depressione, rabbia, tristezza, paura, preoccupazioni, problemi di autostima, di identità e relazioni personali. Momenti di difficoltà comuni durante la crescita che, tuttavia, se interferiscono con la vita quotidiana, potrebbero indicare un disagio psicologico importante che deve essere affrontato. 

Ce ne parla la dottoressa Ilaria Ferraioli, psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

Perché l’adolescenza è un periodo critico?

L’adolescenza è una fase critica caratterizzata da molti cambiamenti fisici, emotivi e sociali. È possibile inquadrarlo come un periodo specifico della vita con un proprio significato, attraversato da mutamenti evolutivi che caratterizzano gli aspetti biologici, l’ambito sociale e la costruzione di un’identità.

Le sfide e le difficoltà incontrate mettono alla prova la capacità di adattamento dell’adolescente verso se stesso, nel rapporto con i coetanei e nell’affrontare le richieste derivanti dai contesti sociali e da parte degli adulti.

L’obiettivo principale di questa fase della vita è lo sviluppo dell’indipendenza attraverso l’uso delle proprie risorse personali e abilità, seguendo un percorso che rende ogni individuo unico. Storicamente, fino agli anni ‘60, questa fase è stata spesso considerata solo come una tappa preliminare e predittiva dell’età adulta, trascurando alcune caratteristiche distintive, come i rapidi cambiamenti e il costante processo di integrazione che contribuisce a definire le differenze individuali.

Le esperienze affrontate dall’adolescente si inseriscono, dunque, in una continua interazione fra l’individuo, l’ambiente e la sua appartenenza sociale, che porta allo svolgimento di compiti specifici nelle varie aree di vita. Le difficoltà incontrate nello svolgimento di tali sfide possono portare a significative manifestazioni di disagio con conseguenti comportamenti sintomatici e rischiosi. Difatti è possibile descrivere questo periodo evolutivo come “critico”, poiché caratterizzato dalla ricerca di un nuovo equilibrio attraverso una continua riorganizzazione che tenga conto della velocità, della simultaneità e della profondità dei molteplici cambiamenti.

Adolescenza; quali sono i problemi di salute mentale più frequenti?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in una scheda informativa sul tema della salute mentale negli adolescenti (2021), considera che a livello globale, 1 ragazzo su 7 (14%) tra i 10 e i 19 anni soffra di problemi di salute mentale, che in gran parte dei casi, rimangono sconosciuti e non trattati, come:

  • Disturbi d’ansia: sono tra i più comuni, con una prevalenza maggiore tra i più grandi, seppur emergano manifestazioni sintomatologiche già a partire dalla media adolescenza (14-16 anni) . Anche la depressione è diffusa, con sintomi come sbalzi d’umore improvvisi, che possono influenzare negativamente la frequenza scolastica e la vita sociale.
  • Disturbi comportamentali: più comuni tra i giovani adolescenti, includono il disturbo da deficit di attenzione, iperattività (ADHD) e il disturbo della condotta. Questi possono interferire con il rendimento scolastico e portare a comportamenti antisociali.
  • Disturbi alimentari: condizioni come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa tendono a emergere durante l’adolescenza e la prima età adulta, comportando gravi rischi per la salute fisica e mentale.
  • Dipendenze patologiche (sostanze, gioco d’azzardo e new addiction):  comportamenti che conducono ad esperienze sensoriali che consentono in maniera impropria di stabilizzare stati affettivi dolorosi dove l’adolescente fatica ad autoregolarsi e generare risposte adattive.
  • Suicidio: i fattori di rischio includono l’uso dannoso di alcol, traumi, stigmatizzazione e accesso ai mezzi per il suicidio.

Come si manifesta il disagio giovanile?

Per favorire una comprensione del mondo adolescenziale e dei segnali che possono indicare una trasformazione da stati transitori fisiologici, ad altri più vicini allo sviluppo di aspetti psicopatologici, potrebbe essere utile conoscere e riconoscere i sentimenti ambivalenti e contraddittori ricorrenti che caratterizzano la vulnerabilità emotiva dell’adolescente.

Sono strettamente legati a una forte sensazione di insicurezza, incertezza e destabilizzazione, spesso causata da una rottura interna dei punti di riferimento su cui si basava l’identità personale e una certa coesione interna.

Tra le manifestazioni più comuni vi è una marcata ipersensibilità alla sensazione di esclusione e solitudine, causata dal distacco emotivo dalle figure genitoriali e, allo stesso tempo, dalla necessità di costruire la propria indipendenza. I comportamenti e le reazioni emotive degli adolescenti possono diventare disfunzionali, impedendo loro di sviluppare nuove strategie per affrontare le esperienze dolorose della vita quotidiana. In questo contesto, si possono osservare comportamenti orientati a scelte autonome che spingono verso un’estrema autosufficienza, accompagnati da atteggiamenti di sfida verso le figure adulte di riferimento, spesso espressi attraverso ostilità, rabbia e diffidenza.

Oppure emergono comportamenti caratterizzati da atteggiamenti estremi, di eccessiva sottomissione o mirati a una costante ricerca di approvazione da parte dei pari.

Il confine tra aspetti “fisiologici” del comportamento e i primi segnali di allarme è segnato dall’applicazione rigida e inflessibile di alcune delle condotte descritte, che appaiono impermeabili ai feedback esterni. Allo stesso modo, è importante monitorare le modalità di eccessiva emulazione di modelli di riferimento, atteggiamenti di superiorità e comportamenti alternativi o trasgressivi che mancano di consapevolezza.
Inoltre, alcuni segnali d’allarme includono:

  • Alterazioni e oscillazioni dell’umore
  • Ritiro sociale e isolamento 
  • Problemi nelle relazioni interpersonali
  • Calo del rendimento scolastico
  • Perdita di interesse per attività precedentemente amate 
  • Problemi di memoria o difficoltà a concentrarsi 
  • Trascuratezza nell’igiene personale 
  • Disturbi psicosomatici senza evidenti cause (come mal di testa e dolori addominali)
  • Condotte aggressive e aumento dell’iperattività
  • Cambiamenti nell’alimentazione
  • Problemi legati al sonno (come difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni e incubi).

Come possono aiutare i genitori?

Il ruolo dei genitori nel processo di sviluppo degli adolescenti è fondamentale.

Utilizzando una metafora sportiva, anche loro affrontano insieme all’adolescente una trasformazione transitoria dove si trovano dall’essere stati prevalentemente nel ruolo di “coach”  in ogni momento della crescita dei figli, al comprendere e indovinare quando porsi anche come compagni di squadra, tifosi in panchina, leader o semplicemente un sostegno validante e accogliente.

Spesso si verificano incomprensioni verosimilmente riconducibili a difficoltà comunicative, posizioni di rifiuto o derivanti dall’assunzione eccessiva di responsabilità nella risoluzione delle problematiche che emergono nella vita dell’adolescente.

Gli adulti devono essere in grado di identificare e valorizzare i numerosi punti di forza presenti in questa fase evolutiva dei loro figli, al fine di potenziarli e, al contempo, limitare lo sviluppo di comportamenti dannosi per il benessere di tutti i membri coinvolti, attraverso l’adozione di norme adattive e positive.

I genitori possono sostenere l’adolescente mantenendo un equilibrio tra la flessibilità delle regole condivise e la valorizzazione del loro contributo positivo e costruttivo.

Questo approccio permette di accompagnare l’adolescente nel suo processo decisionale e nel percorso verso l’autonomia.

Si tratta dunque di un ruolo di accompagnamento versatile, dove il sostegno è orientato a informare, spiegare e fornire chiarimenti per affrontare i problemi. Questo si può fare attraverso:

  • Ascolto empatico: ascoltare i figli senza interrompere, mostrando comprensione e senza essere paternalistici.
  • Comunicazione aperta: incoraggiare una comunicazione sincera e condividere pensieri ed emozioni in modo costruttivo.
  • Calma e rassicurazione: mantenere la calma di fronte a sbalzi d’umore, rassicurando i ragazzi sul fatto che le loro difficoltà possono essere superate.
  • Coinvolgimento positivo: collaborare con loro nella definizione delle regole, rispettando la loro privacy e incoraggiando relazioni sane con i coetanei.

Quando è necessario rivolgersi allo specialista?

È necessario rivolgersi allo specialista quando i sintomi interferiscono in modo pervasivo e rigido con la crescita personale, ostacolando la realizzazione e l’evoluzione dell’individuo. È fondamentale fornire un contesto e un significato al disagio attraverso l’ascolto dei bisogni e desideri che emergono dalle manifestazioni sintomatiche, considerando sia l’età dell’individuo che il ruolo cruciale del contesto ambientale in cui vive.

La comprensione della sofferenza e delle diverse manifestazioni mentali, espresse attraverso pensieri, azioni ed emozioni intense, aiuta a contrastare il senso di solitudine, segretezza e intolleranza che spesso risultano invalidanti.

Intervenire tempestivamente quando il disagio trova modo di esprimersi consente di ripristinare un normale processo di crescita, alleviare e risolvere il malessere, e prevenire future ricadute dovute a una mancata elaborazione.

Sostenere l’adolescente nel diventare protagonista responsabile e consapevole della propria vita favorisce una maturazione emotiva, cognitiva, comportamentale e sociale, che lo rende più abile nella risoluzione di conflitti interni ed esterni.

Per tali motivi è importante raccogliere e indirizzare agli specialisti la richiesta attiva proveniente dallo stesso e dai genitori, come dalle figure presenti nella rete di riferimento.

Come viene trattato il disagio giovanile?

Il panorama dei trattamenti offre diverse tipologie di intervento, che possono essere adottate singolarmente o combinate, in base alle problematiche specifiche e alle esigenze individuali.

Questi interventi possono comprendere percorsi psicoterapici individuali specifici e, in alcuni casi, terapie farmacologiche (su indicazione di un medico specialista).

Sono inoltre efficaci gli interventi di gruppo, finalizzati a promuovere la condivisione e l’espressione del disagio, l’apprendimento di abilità specifiche e il confronto con i pari, che può contribuire alla regolazione emotiva e all’acquisizione di nuovi strumenti e abilità sociali.

Ogni intervento richiede una valutazione anamnestica approfondita, orientata a indagare il livello di sviluppo dell’adolescente, le capacità intellettive e metacognitive, la presenza di una rete di supporto e un inquadramento diagnostico.

Diversi studi attestano l’efficacia di alcuni trattamenti evidence-based , ovvero basati su evidenze scientifiche, affinchè il processo di cura sia orientato non solo a promuovere la cura del sintomo, bensì anche alla presa in carico globale del paziente.

Infine, è opportuno considerare la realizzazione di percorsi di Parent Training per i genitori, programmi mirati a sostenere i caregiver nella gestione degli aspetti comportamentali dell’adolescente, con lo scopo di poter promuovere il benessere psichico all’interno di circoli virtuosi protettivi e predittivi nell’attualizzazione degli strumenti acquisiti per la gestione del disagio giovanile

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