L’attacco di panico è un episodio improvviso caratterizzato da un intenso disagio, ansia o paura che la persona sperimenta accompagnati da almeno 4 sintomi somatici e/o cognitivi sottoelencati:
- Cognitivi: paura di morire; paura di impazzire o di perdere il controllo; sentimenti di irrealtà, estraneità (derealizzazione), o distacco da sé (depersonalizzazione):
- Somatici: dolore o fastidio al petto; vertigini, sensazione di instabilità o svenimento; sensazione di soffocamento; vampate o brividi; nausea o dolori addominali; intorpidimento o sensazioni di formicolio; palpitazioni o aumento della frequenza cardiaca; sensazione di respiro corto o di soffocamento; sudorazione; tremore.
Si parla di “disturbo di panico” in presenza di episodi ricorrenti e inaspettati, accompagnati dalla paura di un futuro attacco (molto spesso la persona arriva a adottare strategie di evitamento, facendo di tutto per non ritrovarsi in determinate situazioni che precedentemente hanno causato un attacco di panico, per paura che il disturbo si ripresenti mettendolo in pericolo) che possono compromettere in modo importante la qualità di vita della persona.
Tuttavia, numerosi studi confermano che la terapia cognitivo comportamentale sui disturbi di panico può essere molto efficace per gestire la sintomatologia acuta e il mantenimento dei successi ottenuti durante il follow up. Ce ne parla la dott.ssa Monica Piccinni, psicoterapeuta cognitivo comportamentale di PsicoCare.
Come funziona la terapia cognitivo comportamentale?
La terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata uno degli interventi non farmacologici più affidabili ed efficaci per il trattamento del disturbo da attacchi di panico. Tale approccio evidenzia una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, sottolineando come i problemi emotivi siano il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, a dispetto della sofferenza che la persona sperimenta e delle possibilità di cambiarli, a causa dei meccanismi di mantenimento.
La CBT agisce prevalentemente sui sintomi sperimentati dalla persona, cercando di indebolire progressivamente e gradualmente i legami tra gli stimoli ansiogeni e la percezione dell’ansia. Si propone di aiutare il paziente ad individuare i propri pensieri catastrofici e angoscianti, formati a causa del disturbo, e gli schemi disfunzionali di ragionamento e a riconoscerne l’irrealtà, provando a modificarli attraverso il cambiamento del comportamento.
Quali sono i benefici della terapia cognitivo comportamentale sul Disturbo da attacchi da panico?
Attraverso il percorso di trattamento e la costruzione di un programma comportamentale specifico e strutturato, l’aspetto comportamentale prevede di esporsi gradualmente alle situazioni ritenute pericolose o minacciose dalla persona, provando a ridurre gradualmente le condotte di evitamento fobico e di conseguenza l’ansia anticipatoria associata alla paura di poter ri-sperimentare un attacco di panico in situazioni uguali o simili a quelle temute. Una parte essenziale di questo approccio risulta infatti essere l’interazione e la collaborazione tra paziente e terapeuta attraverso dei compiti da svolgere insieme e/o in autonomia al domicilio e l’acquisizione di tecniche specifiche per la gestione dell’ansia (tecniche respiratorie e di rilassamento). L’intervento cognitivo punta invece a modificare le convinzioni, i vissuti emotivi negativi e le distorsioni cognitive formate a causa del disturbo, stimolando le risorse interne della persona che può gradualmente tornare a ‘funzionare’ e a riprendersi la libertà di azione perduta.
Quanto dura la terapia cognitivo comportamentale per il trattamento del Disturbo da attacchi da panico?
La durata della terapia cognitivo comportamentale è chiaramente determinata da vari fattori (la motivazione del paziente, lo stabilirsi di una buona relazione terapeutica, l’adesione al programma stabilito) ed è strettamente connessa alla gravità del disturbo presente e del livello di malfunzionamento. La CBT è considerata comunque un trattamento di breve/media durata perché è centrata sul problema e ha come obiettivo quello di fornire soluzioni dirette e a breve termine e tendenzialmente può variare dai sei ai dodici mesi.
La terapia cognitivo comportamentale ha dei limiti per il trattamento del Disturbo da attacchi da panico?
Nel trattamento cognitivo comportamentale si possono creare delle resistenze da parte del paziente a causa della paura di affrontare le situazioni temute ritenute troppo difficili e impossibili da modificare o della difficoltà a raggiungere velocemente gli obiettivi concordati, le quali, in alcuni casi, possono portare ad un precoce abbandono della cura.