Che cos’è il disturbo d’ansia sociale (ex fobia sociale)?

Il disturbo d’ansia sociale (SAD), precedentemente conosciuto come fobia sociale, è caratterizzato da marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui la persona  è esposta al possibile giudizio degli altri. Chi soffre di questo disturbo tende a evitare queste situazioni per timore di apparire (o venir considerato) impacciato, ridicolo, incapace, di comportarsi in modo inadeguato. Inoltre, teme di mostrare segni dell’ansia, come la paura di arrossire in volto (eritrofobia) e di essere giudicato negativamente.

Il timore di essere umiliati, derisi, rifiutati o respinti, può portare a un significativo disagio e a una limitazione delle attività quotidiane.

Ce ne parla il dott. Francesco Cuniberti, medico psichiatra, specialista in disturbi depressivi, d’ansia e di panico, presso Humanitas PsicoCare e Humanitas Principe Oddone a Torino.

Quando si può parlare di disturbo d’ansia sociale?

La paura di vivere determinate situazioni in cui si è esposti a un possibile giudizio, dove si teme di fare brutta figura o di non essere adeguati, è assolutamente normale. Tuttavia, questa ansia può evolvere in un disturbo quando l’intensità della paura diventa così eccessiva da causare ansia anticipatoria, evitamento di situazioni sociali e rinunce.

La rinuncia può causare una compromissione in diversi ambiti, come quello sentimentale, la persona rinuncia a invitare qualcuno a uscire, per paura di essere rifiutata; familiare, non esprimendo desideri o necessità durante i momenti di confronto o le discussioni; lavorativo, rinunciando a opportunità di carriera che richiedono interazioni sociali, spingendo alcuni a preferire lavori in smart-working o posizioni che minimizzano il contatto con gli altri.

Un aspetto critico del disturbo d’ansia sociale è la tendenza dei pazienti a non cercare aiuto, spesso per paura del giudizio anche da parte di medici e specialisti, rischiando così di cronicizzare il disturbo.

Esiste una forma definita “legata solo alle performance” dove i timori sono limitati al parlare oppure all’esibirsi in pubblico, mentre negli altri ambiti non ci sono grosse difficoltà.

Che differenza c’è tra ansia sociale e timidezza?

La timidezza è comunemente descritta come l’incapacità di rispondere in modo soddisfacente alle situazioni sociali. Le persone timide possono avere difficoltà a incontrare altre persone e avviare una conversazione con loro, a creare amicizie e innamorarsi. Nonostante la consapevolezza di questa difficoltà, chi è timido può sperimentare reazioni fisiologiche (come. batticuore, respiro accelerato ecc..). La timidezza varia di intensità da persona a persona e può diminuire con l’età e l’acquisizione di maggiori esperienze di vita.

L’ansia sociale, invece, è caratterizzata da un’esperienza cognitiva e affettiva che si scatena dalla percezione di essere valutati dagli altri. Questo disturbo può portare a disabilità significative e ridurre il benessere nella vita quotidiana di chi ne soffre. La timidezza eccessiva diventa patologica, sfociando nel disturbo d’ansia sociale, quando è così estrema da provocare disagio e disfunzioni tali che la persona si sente bloccata.

Le persone con ansia sociale, rispetto a quelle semplicemente timide, mostrano livelli di ansia molto più alti in situazioni percepite valutative e tendono a performare peggio in attività sociali, dimostrando una marcata differenza nel livello di sofferenza e nell’impatto sulle loro capacità quotidiane.

Quanto è comune il disturbo d’ansia sociale?

I dati sono molto variabili anche per la difficoltà a venire a contatto con i pazienti (perché chiedono poco aiuto). Generalmente, il disturbo d’ansia sociale si manifesta in età giovanile e mostra tassi di prevalenza variabili, che possono andare dall’1,5 al 7,1%1. In Italia è stimato intorno al 2,1%2, con una diffusione significativa tra le persone dei paesi occidentali rispetto a quelli orientali nel resto del mondo. Tuttavia, questi numeri non possono tenere conto di tutti quegli individui che preferiscono non chiedere aiuto.

Recenti dati suggeriscono che i livelli di ansia sociale potrebbero essere in aumento a causa di un maggiore utilizzo dei social media, una maggiore connettività e visibilità digitale e più opzioni per la comunicazione non faccia a faccia.

Meno di un quarto degli individui con SAD ricevono cure psicologiche o psichiatriche nei paesi ad alto reddito.

A quali conseguenze può portare il disturbo d’ansia sociale?

Il disturbo di ansia sociale non solo influenza le interazioni quotidiane, ma può anche avere ripercussioni profonde. Le persone possono essere vittime di bullismo e corrono un rischio maggiore di abbandonare la scuola prematuramente. Tendono anche ad avere meno amici, hanno meno probabilità di sposarsi e avere figli e più probabilità di divorziare. Sul posto di lavoro, riferiscono più giorni di assenza e prestazioni inferiori.

Numerosi studi hanno dimostrato che gli individui con SAD hanno un rischio elevato di sviluppare comorbidità psichiatriche, in particolare la depressione.

Ansia sociale e gaming

Alcuni studi hanno esplorato la connessione tra il gaming e il disturbo d’ansia sociale, evidenziano come gli individui affetti da questo disturbo possano avere maggiori probabilità di rimanere “bloccati” nei giochi online. Il gaming online offre un’alternativa alle interazioni sociali della vita reale e permette di evitare il disagio legato al “faccia a faccia”. I videogiochi possono diventare un rifugio sicuro, offrendo la possibilità di acquisire amici e stabilire relazioni, in modo più gestibile e meno ansioso3.

Quali sono i sintomi del disturbo d’ansia sociale?

Il disturbo d’ansia sociale può manifestarsi con sintomi somatici, cognitivi e comportamentali:

Sintomi somatici:

  • Rossore al volto o sudorazione
  • Tremore
  • Malessere o tachicardia
  • Pallore
  • Palpitazioni
  • Tensioni muscolare

Sintomi cognitivi:

  • Autosvalutazione
  • Ipervalutazione del giudizio altrui
  • Aspettativa di essere criticati dagli altri
  • Timore di apparire goffi, ridicoli
  • Timore di comportarsi in maniera inadeguata o paura di arrossire (ereutofobia)

Queste persone attribuiscono un’importanza eccessiva alle proprie manifestazioni d’ansia, ritenendo che queste siano visibili ed evidenti a tutte le persone con cui interagiscono, e che verranno giudicate negativamente.

Le condotte di evitamento, anch’esse fonte di disagio, compromettono ulteriormente il loro comportamento, riducendo il rischio di esposizione.

Sintomi comportamentali:

  • Evitamento situazioni sociali critiche
    • Tipo prestazionale: mangiare in pubblico, parlare, scrivere, usare bagni pubblici, tentare di conoscere qualcuno
    • Interazione sociale: essere presentati, essere al centro dell’attenzione, restituire merce, guardare negli occhi persone poco conosciute, andare ad una festa, ricevere ospiti, parlare con sconosciuti
  • Scarsa partecipazione durante situazioni sociali
  • Aumento del consumo di alcol in situazioni sociali
    Tendenza a relazionarsi mantenendo distanza interpersonale

Questi pazienti possono apparire bizzarri e stravaganti dal momento che chi ne soffre non rivela i propri timori. Il grado di sofferenza dipende dall’intensità della reazione d’allarme successiva all’esposizione, dalla frequenza con cui si è esposti e dai comportamenti di evitamento. Spesso lavorano da soli.

Come si cura il disturbo d’ansia sociale?

Il disturbo d’ansia sociale è trattato principalmente attraverso la psicoterapia, con la terapia cognitiva comportamentale (CBT). Questo approccio si concentra su tecniche terapeutiche come la psicoeducazione, l’esposizione e gli esperimenti comportamentali.

Durante gli esperimenti comportamentali, basati sull’esposizione, ai pazienti viene chiesto di omettere comportamenti di evitamento o di sicurezza e di affrontare la situazione che temono, per mettere alla prova e modificare le convinzioni disfunzionali e i processi cognitivi che sostengono l’ansia.

Recentemente, vengono impiegate le nuove tecnologie della realtà virtuale e aumentata per esporre il paziente in ambiente psicoterapeutico, offrendo un modo sicuro e controllato per fare “training” prima di affrontare la situazione dal vivo4.

La terapia farmacologica varia in base alla gravità della sintomatologia e viene sempre prescritta dopo una visita psichiatrica con una valutazione approfondita e personalizzata sulle caratteristiche del paziente; soprattutto quando la sintomatologia è invalidante e impedisce di avere una vita globale soddisfacente o di effettuare con efficacia il lavoro in psicoterapia.

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  1. https://www.cambridge.org/core/journals/european-psychiatry/article/abs/european-perspective-on-social-anxiety-disorder/B2228E9882D0093DAE649F47428928CA ↩︎
  2. https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/44653294/Girolamo_G_Polidori_G_Morosini_PL_et_al.20160412-15993-1ljr0ap-libre.pdf?1460457251=&response-content-disposition=inline%3B+filename%3DPrevalence_of_common_mental_disorders_in.pdf&Expires=1719497372&Signature=GyV-Af5I4tjBkROatUNlQ9eTmlgbnaog2jVpynOb9UhLw6Ag9kC2Ax-gwkSh2HgZVrwbc3pr2OGQ7z6RmZTg5t9i2VHIaAOxEW4Ps2la7uAW9lyFBZyi0-i9wJEpUsLuyVaiaKU41VEFATBS~r7oMNWwuyvLIYzC6Gle5ZuEsHeSmA3HtBZjVDIsJp80e-OKHD-I9RWPGzUdN1wlaAEfoyPDxxoYGlrN6m86tD2xhLG4hBYtmI8L0tLkkclNftqIwoHlDVudXjV-Njwp6MOx~G6Nx2V2NCLrJmREIC~TgsP4zIzuXIEdFnsd3953ndzoc8Yg-xAyCzYE~eVqffHlsw__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA ↩︎
  3. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32750032/ ↩︎
  4.  https://trialsjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13063-022-06320-x ↩︎