Aracnofobia: come superare la paura dei ragni?

L’aracnofobia, o paura dei ragni, è una fobia specifica caratterizzata da una paura intensa dei ragni e di altri aracnidi. Quando entra in contatto con un ragno o pensa a questo animale, la persona aracnofobica prova una paura spesso invalidante, sperimentando uno stato d’ansia che può influenzare significativamente la qualità della vita.

È una delle fobie specifiche più comuni, con una prevalenza di circa il 5% nella vita. Colpisce più frequentemente le femmine rispetto ai maschi. Le fobie specifiche come l’aracnofobia tendono a manifestarsi precocemente e sono associate a un rischio maggiore di sviluppare altri disturbi d’ansia e depressione nel corso della vita.

Ce ne parla la dott.ssa Elena Catenacci, psicologa di Humanitas PsicoCare.

Quali sono i sintomi dell’aracnofobia?

I sintomi tipici dell’aracnofobia includono:

  • Intensa paura alla vista o al pensiero di un ragno
  • Ansia sproporzionata rispetto al reale pericolo rappresentato dal ragno
  • Evitamento di luoghi o situazioni in cui potrebbero esserci ragni.

La paura e l’ansia si manifestano con: 

  • Difficoltà respiratorie
  • Battito cardiaco accelerato
  • Nausea
  • Sudorazione
  • Tremori 
  • Desiderio di fuggire.

Quali sono le cause dell’aracnofobia?

L’aracnofobia, come tutte le fobie, è influenzata da diverse variabili. Le principali cause che possono contribuire allo sviluppo della paura dei ragni sono:

  • Esperienze negative pregresse: assistere a una scena spaventosa o subire un morso di ragno velenoso possono rappresentare delle esperienze di apprendimento importanti, che condizioneranno le reazioni psicofisiche ogni qualvolta ci si troverà in condizioni simili nel futuro (ad esempio alla sola vista di un ragno).
  • Componente evolutiva: alcuni studi suggeriscono che la paura dei ragni (come quella di altri animali, come i serpenti) potrebbe essere innata e legata alla sopravvivenza, quindi non a esperienze specifiche del soggetto.
  • Credenze culturali o religiose: alcuni contesti culturali o religiosi specifici, possono influenzare il modo in cui una persona percepisce l’oggetto della propria paura.
  • Influenza genetica: la predisposizione alle fobie può essere ereditata. Se un familiare soffre di aracnofobia o di altre fobie, è più probabile che anche un altro membro della famiglia possa svilupparla.
  • Ambiente familiare: crescere in un contesto che enfatizza o trasmette paure specifiche può contribuire alla formazione di una fobia, come l’aracnofobia.

Come viene diagnosticata l’aracnofobia?

Secondo il DSM-5, per diagnosticare una fobia specifica, i sintomi devono persistere per almeno sei mesi e causare un disagio significativo o interferire con la vita quotidiana. Durante la valutazione, lo specialista esaminerà la durata e l’intensità dei sintomi, oltre a raccogliere informazioni sulla storia clinica del paziente e sulle sue capacità di affrontare la situazione.

Come si può trattare l’aracnofobia?

L’aracnofobia, come altre fobie specifiche, è generalmente trattata con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), attraverso più fasi:

1. Psicoeducazione: la persona viene messa a conoscenza dei cambiamenti fisiologici che compongono la sua paura e dei meccanismi che ne regolano l’intensità. In questa fase, si analizzano i comportamenti che mantengono l’aracnofobia nel tempo, come l’evitamento o l’uso di comportamenti protettivi. Comprendere il meccanismo della fobia aiuta il paziente a lavorare su di sé e a ridurre il senso di impotenza, rafforzando la motivazione al cambiamento.

2. Tecniche di respirazione/rilassamento: vengono insegnate strategie che aiutano a diminuire i livelli di paura e riappropriarsi della propria dimensione corporea.

3. Ristrutturazione cognitiva: attraverso il colloquio clinico e l’utilizzo di strumenti come schede e diari giornalieri, vengono individuati e messi in discussione pensieri automatici, credenze, immagini e ricordi che possono ostacolare il superamento dell’aracnofobia.

4. Esposizione alle situazioni temute: consiste nel presentare, ripetutamente e in un ambiente sicuro, la situazione o l’oggetto di cui si ha paura. La desensibilizzazione permette al paziente di sviluppare una tolleranza alla situazione spaventosa, favorendo l’acquisizione di nuovi ricordi che possono sostituire quelli angosciosi. 

Durante questa fase, si individuano gli obiettivi desiderati (possono essere molto diversi da persona a persona) e si stila una lista di situazioni evitate o affrontate con estremo disagio, per poi affrontarne una alla volta, con criteri di gradualità e sequenzialità.

Il criterio della gradualità richiede di suddividere il percorso in piccoli passi, assicurandosi che ciascuno di essi generi un livello di ansia gestibile e mai eccessivo. Ad esempio, un primo passo per una persona con aracnofobia importante e invalidante potrebbe essere quello di nominare la parola “ragno”, scriverla oppure ascoltarla. I passi successivi potrebbero includere vedere un ragno disegnato in modo stilizzato, disegnato in modo realistico, poi in foto/video. Infine, si potrebbe passare all’esposizione al ragno dal vivo.

Il criterio di sequenzialità implica che non sia consentito procedere con il passo successivo se non si è adeguatamente superato quello precedente. Ad esempio, non è possibile chiedere alla persona di toccare un ragno se prima non si è superato il passo di guardarlo nelle mani di un’altra persona, senza toccarlo.

In questo modo la persona riuscirà, in breve tempo, ad affrontare l’intera gamma delle situazioni temute fino a quando sarà in grado di raggiungere l’obiettivo finale desiderato.

5. Esposizione in immaginazione: più flessibile e utilizzabile in caso di terapie da remoto.

6. Terapie che utilizzano la realtà virtuale: la persona viene esposta gradualmente a rappresentazioni virtuali di ragni, riducendo la risposta fobica nel tempo.

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Bibliografia:

  • Terapia di esposizione alla realtà virtuale per la paura dei ragni: uno studio aperto e di fattibilità di un nuovo trattamento per l’aracnofobia di Giacobbe Andersson,Joel Hallin,Anders Tingströme di Jens Knutsson
  • Trattamento dei disturbi d’ansia. Guide per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo. G.Andrews. Centro Scientifico Editore, 2003
  • Il manuale dell’ansia e delle preoccupazioni. La soluzione cognitivo comportamentale. David A. Clark, Aaron T. Beck. Positive Press, 2016.
  • Fondamenti di psicologia e psicoterapia cognitivo comportamentale.
  • Modelli clinici e tecniche d’intervento. G. Melli, C. Sica Erickson, 2018.
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