Vulvodinia: sempre più donne hanno un ritardo nella diagnosi

La vulvodinia è un disturbo da dolore sessuale che riguarda i genitali esterni femminili. Si tratta di una condizione molto diffusa al giorno d’oggi, si stima infatti che ne soffra circa 1 donna su 7. Tuttavia, la vulvodinia è una condizione sotto-diagnosticata: sono molte le donne che riferiscono di aver svolto molteplici visite senza ricevere una corretta diagnosi e di conseguenza senza aver ricevuto una cura adeguata.

Ne abbiamo parlato con gli specialisti di PsicoCare.

Che cos’è la vulvodinia?

Si tratta di una patologia caratterizzata da dolore, bruciore e fastidio a livello vulvare che può creare un forte disagio psicologico nelle donne, ecco perché oltre alla componente fisica è importante non trascurare la componente psicologica ed emotiva.

Perché la vulvodinia è difficile da diagnosticare?

Perché molti specialisti non sono correttamente informati su questo disturbo e quindi credono erroneamente che si tratti di un problema psicosomatico, non comprendendo la reale natura dei sintomi riferiti dalle pazienti. Oltre al dolore fisico quindi, le donne devono combattere contro una grande disinformazione che non permette loro di ricevere una diagnosi nei giusti tempi e che spesso le fa sentire non comprese, sole e talvolta “pazze”. Generalmente le donne si trovano infatti a consultare numerosi specialisti prima di giungere alla diagnosi e si stima che la vulvodinia venga diagnosticata con un ritardo di 5 anni in media. Non di rado accade che queste donne arrivino a farsi da sole una diagnosi di vulvodinia basandosi sulle informazioni reperite in rete o sui social, ricercando uno specialista che possa dargliene conferma.

Il momento della diagnosi rappresenta un sollievo, proprio perché queste donne combattono per anni per riuscire a trovare un professionista che riesca a fornirle un’adeguata comprensione del loro problema, che possa quindi dare un nome alla condizione che stanno vivendo e permetta loro di intraprendere la giusta terapia.

Che ripercussioni può avere la vulvodinia sul benessere individuale e sulla relazione di coppia?

La vulvodinia può generare nella donna ansia, tristezza, depressione, rabbia, senso di inadeguatezza, senso di solitudine, senso di colpa, evitamento dell’intimità, catastrofizzazione del dolore, vissuti emotivi quindi che impattano negativamente sulla quotidianità della donna e che ostacolano la guarigione.

La vulvodinia può inoltre impattare negativamente anche sulla coppia, perché dall’altra parte il partner potrebbe sentirsi impotente di fronte a questo problema, potrebbe non sapere come stare accanto alla propria compagna e sentirsi inadeguato, oppure provare rabbia o sensi di colpa, vissuti che quindi potrebbero ostacolare il benessere della coppia.

Come si effettua la diagnosi di vulvodinia?

Prima di tutto è importante avere un’adeguata comprensione del disturbo per poter intervenire correttamente, il medico deve quindi comprendere la storia del dolore della paziente per poter avere un quadro chiaro della sintomatologia e di come questa ha impattato sulla vita della donna.

Per fare diagnosi di vulvodinia il medico deve eseguire lo swab-test, un esame dove attraverso l’utilizzo di un cotton-fioc il medico esercita pressione in alcuni punti specifici della vulva per indagare la reazione della donna.

La vulvodinia può essere di due tipi:

–   Diffusa: il dolore riguarda tutta la vulva

–   Localizzata: il dolore riguarda una parte o un solo punto della vulva

In fase di diagnosi è inoltre importante indagare se si tratta di una vulvodinia spontanea, dove il dolore è presente ed è indipendente da qualsiasi altro fattore; provocata, dove il dolore è provocato da uno stimolo meccanico (ad esempio il tocco, la penetrazione o indumenti stretti); mista.

Come si cura la vulvodinia?

L’obiettivo è ridurre la sintomatologia della donna, portandola ad un livello di dolore che non risulta più essere invalidante.

Trattandosi di un disturbo da dolore sessuale che può ripercuotersi a livello psicologico è fondamentale un approccio multidisciplinare che preveda un team composto da una figura esperta nell’area medica ed una esperta nell’area psicologica. Questo perché, oltre a considerare la componente fisica, è molto importante non trascurare l’impatto psicologico ed emotivo che questa condizione può avere sulla qualità di vita della donna.

È essenziale precisare che, diversamente dal messaggio che alcuni professionisti passano alle pazienti, non si tratta di una “malattia mentale”, quindi il dolore non è nella loro testa ma è reale.

Tra le opzioni di cura ci possono essere anestetici locali o farmaci antidepressivi e antiepilettici, altre terapie utilizzate sono l’agopuntura e la TENS (stimolazione elettrica nervosa transcutanea).

Nei casi di disfunzioni del pavimento pelvico è utile una riabilitazione per intervenire sull’ipertono muscolare. Sono inoltre in fase di sperimentazione nuove tecniche strumentali come il laser, la radiofrequenza e l’elettroporazione.

Infine, l’affiancamento di un percorso psico-sessuologico da parte di psicologi-psicoterapeuti sessuologi è fondamentale per poter gestire i pensieri e le emozioni legati alla vulvodinia e per aiutare le donne a riappropriarsi della loro vita, tornando a sentirsi libere nella loro quotidianità, nella sessualità e nella relazione di coppia.

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