Esame di maturità e disfluenza: quali le difficoltà e come superarle

L’esame di maturità è da sempre uno dei momenti più aspettati ma anche per certi versi temuti dagli studenti italiani. Soprattutto la parte dell’interrogazione orale: in pochi minuti I ragazzi e le ragazze maturandi si trovano a essere giudicati da una commissione di adulti per il lavoro da loro svolto negli anni passati. Una situazione che può generare stress e tensione, soprattutto in chi in certi momenti, come le persone disfluenti, cioè balbuzienti, faticano a esternare con facilità quello che vorrebbero dire.

Ne parliamo con la dottoressa Dora Siervo, Dora Siervo, psicoterapeuta specialista della cura della balbuzie  di PsicoCare e in Humanitas Medical Care di Bergamo.

Dottoressa Siervo, qual è la difficoltà specifica che riguarda le persone che soffrono di problemi legati alla disfluenza in una situazione particolare come quella dell’esame di maturità?

«La loro difficoltà è quella di non riuscire a esprimere con fluidità quello che vorrebbero dire. La tensione dovuta al fatto di essere sottoposti a esame, aggiunta alla difficoltà che può sorgere dal dover parlare davanti a più persone che per lo più non si conoscono, può creare problemi che riguardano la respirazione. Cioè: l’ansia, l’agitazione modificano il tono della respirazione e procurano una sensazione di “fame d’aria”. Il risultato è che la persona disfluente cerca di inglobare più aria, ma più cerca di farlo e più in canali di passaggio della stessa aria e le corde vocali si occludono, aumentando il senso di disagio e la difficoltà di parlare liberamente».

La tensione può aumentare a seconda di come viene impostata l’interrogazione da parte del professore?

«Sì, questo è un fattore che incide molto. Parlando con alcuni giovani che vivono questo tipo di problema, si scopre che una delle cause della loro difficoltà è dovuta al fatto che spesso il professore, vista la situazione, tenda a tagliare corto non facendo finire la risposta dell’interrogato o dell’interrogata. Questo può essere fatto in buona fede, con l’intento di trarre d’impaccio chi sta cercando di parlare, ma il risultato, dal punto di vista psicologico è sempre negativo».

Perché lo è?

«Perché lo studente vive questa cosa con disagio, per due motivi, che all’apparenza potrebbero sembrare contrastanti tra loro ma che in verità non lo sono. Da una parte può avere la frustrazione di non poter dire tutto quello che sa, perché è stato interrotto mentre lo esponeva. Dall’altra può avere la sensazione di ricevere un aiuto non desiderato, aspetto che lo rende invidioso nei confronti dei compagni che non hanno un problema come il suo e vengono giudicati solo per quello che dicono durante l’interrogazione. Sono entrambe situazioni che creano disagio, e quindi ulteriore tensione e conseguente difficoltà a esprimersi».

Questa tensione si manifesta anche attraverso altri segnali?

«Sì, anzitutto attraverso una tipica rigidità del corpo, che diviene quasi paralizzato. Questo accade perché il fatto di prendere più aria possibile, nel tentativo di combattere la sensazione di “apnea” che si sta vivendo, provoca una compressione, una costrizione che è proprio il contrario di quando il corpo è rilassato, per cui si prova una sensazione di benessere. Un altro aspetto rilevante è quello della sudorazione, che interessa in particolare le mani. Il tutto è dovuto alla reazione delle ghiandole sudorifere presenti nel nostro corpo che reagiscono agli stimoli stressogeni con la forma di sudorazione esasperata che prende il nome di iperidrosi. È come se si creasse un circolo vizioso: fatico a esprimermi e questo mi mette in difficoltà, sudo oltre il normale e questo mi crea una condizione di stress che aumenta ulteriormente il mio stato e la mia sensazione di imbarazzo nei confronti di chi mi sta di fronte. Per cui non vedo l’ora che tutto finisca e questo pensiero agisce sulla mia capacità di attenzione e di concentrazione, rendendo ancor più difficile l’esperienza dell’esame».

Qual è il consiglio che si può dare a chi deve affrontare la maturità e teme di avere problemi di disfluenza?

«Quello di concentrarsi, prima di iniziare l’interrogazione, sul controllo della propria respirazione diaframmatica. Poi di pensare a qualcosa di positivo che aiuti a scacciare il pensiero disfunzionale e consenta di basarsi solamente sul “qui e ora”, focalizzandosi sulle parole che si stanno pronunciando, sul contesto, sul contenuto della frase, parola per parola, tralasciando il resto, così da allontanare il pensiero da questioni emotive che possono creare stress».

E quale consiglio si può dare ai professori che stanno interrogando uno studente che mostra difficoltà nell’esprimersi con facilità?

«I professori in genere sanno come comportarsi, in questi frangenti. Può essere di grande aiuto saper mettere a proprio agio il ragazzo o la ragazza, facendo capire che sono interessati a quanto gli si sta dicendo e aiutandosi anche con frasi del tipo “non ti preoccupare, siamo qui ad ascoltarti, prenditi tutto il tempo necessario, ci interessa quello che stai dicendo”. Il tutto in modo assolutamente naturale, senza dare l’idea di voler aiutare più del dovuto l’interrogato, che non deve avere la sensazione, come detto prima, di essere agevolato rispetto ai compagni perché lui ha qualcosa che non va…».

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