Dispositivi elettronici, che effetto hanno sui bambini?

Consegnare un dispositivo elettronico in mano ad un bambino può calmare i capricci e dare una pausa agli adulti. Ma quali sono le conseguenze?

Qualche anno fa la Società Italiana di Pediatria ha pubblicato delle linee guida, sconsigliando smartphone e tablet prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire, limitandone l’utilizzo a un massimo di un’ora al giorno, per i bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni; e a un massimo di 2 ore, per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni.

Quali sono i rischi e cosa succede se vengono superati i limiti di utilizzo? Ce ne parla la dott.ssa Dora Siervo, psicoterapeuta di PsicoCare.

Abuso dispositivi elettronici, quali sono gli effetti sui bambini?

La prima ad essere perduta, è la capacità manuale. Questa “gabbia neuronale” a cui vengono sottoposti i bambini quando gli viene consegnato un dispositivo elettronico, li mette in una condizione di passività che non ha nulla a che vedere con tutte quelle cose che invece farebbero bene alla loro età, come disegnare, colorare, fare costruzioni, lavoretti che richiedono manualità, come anche cucinare sporcandosi le mani.

Cosa causa questa diminuita capacità manuale?

Oltre ad una minor capacità di fare le cose, si genera anche una diminuita motricità (al computer e al cellulare si sta da fermi e ci si muove davvero poco per quell’età), accanto ad una forte diminuzione del grado di attenzione che poi, negli anni successivi, si tradurrà in difficoltà a riuscire a seguire con la dovuta continuità le lezioni scolastiche. Infine, viene a mancare anche la cosiddetta motricità fine, quella che servirà, ad esempio, quando cominceranno a scrivere alle scuole elementari.

Cosa provoca questa diminuzione del grado di attenzione?

Questi dispositivi, da un lato hanno un effetto ipnotico, dall’altro bombardano il cervello con continue informazioni che si accavallano una sull’altra in tempi ristrettissimi.

La mente dei bambini (ma lo stesso accade anche con gli adulti) viene bombardata da continui stimoli che a lungo andare provocano una difficoltà di concentrazione protratta nel tempo.

Tanti insegnanti riferiscono che i bambini, fin dalle prime classi, hanno bisogno di essere stimolati in continuazione perché sono incapaci di seguire un unico discorso anche solo per alcuni minuti. Questo provoca in loro una certa irrequietezza, difficile da gestire per chi deve tenere ben salda l’attenzione dei venti e più bambini riuniti in una singola classe.

È giusto che i bambini si annoino?

Stimolarli è importante; tuttavia, è anche vero che non bisogna oberarli di attività, per non rischiare l’effetto contrario, quello che poi porta all’iperattività.

Molto spesso i bambini ricercano i dispositivi elettronici per non annoiarsi o perché non sanno cosa fare. Ed è proprio questo il punto: la noia, nell’età evolutiva, è fondamentale perché può spingerti ad immaginare e creare delle cose stupende. Se ti annoi sei portato a inventarti giochi, a costruire oggetti con quello che hai a disposizione, a disegnare, a dedicarti alla musica, anche se in modo abbozzato, vista la tenera età.

Cosa possono fare i genitori?

Mettere fin dall’inizio dei limiti, dei paletti precisi, oltre cui non si può andare. In questo modo sarà più facile, poi, pretendere che il bambino li rispetti. Intervenire quando ormai è troppo tardi e il piccolo si è già abituato a ritmi non adatti, renderà il tutto più complicato.

Come fare? Ad esempio, si possono stabilire delle fasce orarie: “puoi usarlo solo dalle 14 alle 15” oppure “puoi usarlo un’ora al giorno, decidi tu quando”.

In genere il bambino si lamenta, ma poi si abitua a seguire le indicazioni. Tuttavia, è fondamentale che poi anche gli adulti diano il buon esempio, non passando troppo tempo davanti ai dispositivi elettronici.

Infine, è importante stimolare l’attenzione dei bambini (e in seguito dei ragazzi), invitandoli a leggere, portandoli a visitare musei, mostre, concerti, o a fare qualche passeggiata (in città, in campagna, nei parchi, in montagna, sulla spiaggia) ma soprattutto, ascoltandoli. I bambini hanno bisogno di essere guardati, devono sentire l’attenzione degli adulti che hanno di fronte. A volte può bastare fermarsi, sedersi al loro fianco, guardarli negli occhi per conquistare la loro attenzione. Non è sempre facile, perché siamo sempre presi da mille impegni, ma in alcuni momenti è proprio importante dire al proprio figlio: “Ok, sono qui vicino a te e ti ascolto con attenzione”.

E lo stesso vale anche per i preadolescenti: tante problematiche che si sviluppano a quell’età nascono dell’idea che il ragazzo si fa di non interessare ai propri genitori, che mostrano di avere sempre altre cose per la testa. Quante volte vi è capitato di sentirvi dire: “Hai capito?” oppure ripetere più volte lo stesso concetto? È proprio perché hanno l’impressione che tu non l’abbia ascoltato a dovere. Per questo è importante fermarsi – anche fisicamente – e ascoltare i propri figli.

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