Il termine “alessitimia” deriva dal greco [a (no) – lexis (parole) – timos (emozione)] e significa letteralmente “nessuna parola per le emozioni”. A coniarlo per la prima volta è stato lo psicoterapeuta Peter Emanuel Sifneos, nel tentativo di descrivere alcuni suoi pazienti che presentavano difficoltà a identificare ed esprimere i propri sentimenti, e quindi a distinguere tra le emozioni. Soprattutto, questo tratto, era identificabile nei soggetti con disturbi psicosomatici dove le emozioni non riconosciute o non espresse tendevano a manifestarsi attraverso sintomi fisici corporei.
L’alessitimia, nei decenni declinata in molteplici definizioni, è frequentemente identificata come una caratteristica presente in pazienti in molte patologie mediche e in diversi disturbi psichiatrici risultando in grado di influenzare l’esordio, il decorso e il percorso terapeutico.
Ce ne parla il dott. Francesco Cuniberti, medico psichiatra di Humanitas Psicocare, specialista in disturbi depressivi, d’ansia, di panico e ossessivo-compulsivo.
Quali possono essere le cause dell’alessitimia?
L’alessitimia è una condizione piuttosto comune nei pazienti con ansia e depressione. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono la prevalenza di questa condizione nei disturbi del neurosviluppo (suggerendo quindi l’esistenza di una componente sia genetica che ambientale), come nel disturbo dello spettro autistico.
L’alessitimia può essere anche acquisita: insorta a seguito di una lesione cerebrale (per esempio, a causa di un incidente automobilistico o ad un infortunio sportivo), a malattie neurovascolari o ad altri disturbi neurodegenerativi, come il Parkinson o l’ictus cerebrale nell’emisfero destro. Inoltre, livelli elevati di alessitimia sono stati riscontrati anche in pazienti affetti da sclerosi multipla, demenza semantica e frontotemporale, malattia di Alzheimer e malattia di Huntington.
Come si manifesta l’alessitimia?
Molto spesso alcuni fenomeni legati alle emozioni (come la soppressione dei propri sentimenti, l’inibizione, l’isolamento, la negazione e la repressione), vengono confusi con l’alessitimia. Tuttavia, queste strategie, consce o inconsce, si riferiscono a processi difensivi che la persona utilizza per ridurre l’esperienza o l’espressione di emozioni eccessive e disturbanti , mentre l’alessitimia è considerata un deficit o una carenza piuttosto che una strategia di difesa.
Le persone con alessitimia sperimentano continui problemi a elaborare le proprie emozioni, sviluppando una condizione psichiatrica caratterizzata da una disregolazione affettiva (la persona ha difficoltà a regolare le proprie emozioni in modo efficace, affinché non diventino eccessive o inappropriatamente espresse). Inoltre, l’alessitimia è risultata essere anche legata a un deficit di empatia con una difficoltà nel comprendere non solo le proprie emozioni ma anche quelle altrui.
L’alessitimia risulta quindi influire sulle relazioni interpersonali e sulla qualità della vita di chi ne soffre.
In letteratura, sono state descritte cinque caratteristiche principali di alessitimia:
1. riduzione o incapacità di provare emozioni
2. riduzione o incapacità di verbalizzare le emozioni
3. riduzione o incapacità di fantasticare
4. assenza di tendenze a pensare alle proprie emozioni
5. difficoltà nell’identificare le emozioni
Come viene diagnosticata l’alessitimia?
L’alessitimia viene diagnosticata attraverso una valutazione psichiatrica o psicologica approfondita. Si può ricorrere anche all’uso di questionari auto-somministrati, che possono aiutare il clinico nell’identificazione di questi aspetti e a comprendere meglio le difficoltà che l’individuo incontra nell’identificare, descrivere e gestire le proprie emozioni.
La valutazione clinica deve includere un approfondimento sulla presenza di eventuali patologie psichiatriche concomitanti, come la depressione e i disturbi d’ansia, e su come l’individuo gestisce le proprie relazioni interpersonali, affronta situazioni di stress e risolve i conflitti.
Come può essere trattata l’alessitimia?
Nell’ambito di un progetto di cura personalizzato, basato sulle caratteristiche uniche del paziente, si procede a lavorare nel percorso di psicoterapia con lo scopo di aiutare l’individuo a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e migliorare la capacità di identificarle, esprimerle e gestirle. È un percorso che necessita di tempo perché ha l’obiettivo di modificare diversi aspetti personali del paziente e può richiedere, quando presenti sintomatologie concomitanti, anche l’intervento medico con una visita psichiatrica.