Come curare l’obesità? L’importanza del percorso psicologico

L’obesità viene considerata oggi uno dei più gravi problemi di sanità pubblica globale (il 39% degli adulti di età pari o superiore a 18 anni è in sovrappeso, il 13% è obeso). Solo in Italia sono più di 6 milioni le persone che ne soffrono e la sua prevalenza è ancora in aumento.

Come rispondere a questa emergenza sociale? L’approccio per il suo trattamento è di tipo multifattoriale che, indipendentemente dal tipo di intervento scelto dal paziente (farmacologico è chirurgico), si appoggia anche ad un percorso psicologico che si è rilevato fondamentale nell’accompagnare la persona durante tutte le fasi di cura.

Ce ne parla la dott.ssa Paola Mosini, psicologa presso il centro Psico Medical Care di Humanitas.

Che cos’è l’obesità e da cosa è causata?

Con obesità si intende un aumento della percentuale di massa grassa in relazione alla massa magra, dovuto ad uno squilibrio tra calorie assunte ed ossidate. Le cause sono spesso riconducibili a cattive abitudini alimentari (dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo), e scarsa attività. Tuttavia, esistono fattori genetici che influenzano la tendenza all’incremento ponderale e fenomeni di adattamento biologico che ostacolano la perdita di peso e il suo mantenimento.

Come viene valutata l’obesità?

Il sistema più utilizzato per valutare l’obesità è il calcolo dell’indice di massa corporea, (IMC o BMI), un valore numerico che si ottiene dividendo il peso (espresso in Kg) per il quadrato dell’altezza (espressa in metri).

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, vengono identificati come:

Normopeso = IMC da uguale a 18.5 fino a 24.99

Sovrappeso = IMC da uguale o superiore a 25 fino a 29.99

Obesità = IMC uguale o superiore a 30

Inoltre, l’obesità può essere ulteriormente suddivisa in:

Lieve o di 1° grado (B.M.I.= 30-34.9; con eccesso ponderale del 20-40%)

Media o di 2° grado (B.M.I.= 35-39.9; con eccesso ponderale del 41-100%)

Grave o di 3° grado o patologica (B.M.I. ≥40; eccesso ponderale oltre il 100%)

Quali sono le complicanze più frequenti associate all’obesità?

L’obesità, oltre ad avere un impatto importante sulla vita del paziente, dal punto di vista sociale, economico e psicologico, rappresenta un importante fattore di rischio per diverse patologie, come:

·  sindrome metabolica

·  ipertensione

·  dislipidemia

·  aumento del rischio cardiovascolare

·  diabete mellito di tipo II

·  reflusso gastroesofageo

·  apnee notturne (OSAS)

·  disturbi del sistema riproduttivo (come infertilità o basso livello di testosterone)

·  tumori

·  artrosi e artropatia

·  disturbi tendinei e fasciali

·  infezioni della pelle

Chi sono i soggetti più a rischio?

Secondo gli ultimi dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2022), in Europa l’obesità colpisce quasi il 60% degli adulti e il 30% dei soggetti in età pediatrica, con numeri in continua crescita. Oggi, infatti, l’obesità viene considerata tra le principali cause di morte e disabilità in Europa con più di 1.2 milioni di decessi all’anno.

In Italia, riguarda un minore su quattro, raggiungendo il 46.1% della popolazione tra le persone dai 18 anni in su con una prevalenza tra i 65- 74 anni.

Come può essere curata l’obesità?

Il trattamento per l’obesità prevede un lavoro di tipo multidisciplinare tra psicologo- nutrizionista- endocrinologo (ed eventualmente uno psichiatra), per aiutare il paziente a modificare il proprio stile di vita e l’approccio al cibo. Dal punto di vista psicologico, le linee guida raccomandano interventi di vario tipo che oltre a dieta ed esercizio fisico, includono la terapia cognitivo – comportamentale (CBT), da sola o in combinazione con la farmacoterapia e la chirurgia bariatrica, che consente un miglioramento più immediato delle condizioni psicologiche del paziente (benessere soggettivo, problemi psicologici, funzionamento della vita, autolesionismo), aiutandolo a promuovere uno stile di vita sano attraverso il coping, la risoluzione dei problemi, il controllo degli stimoli e il miglioramento dell’autoefficacia, l’ACT ha un obiettivo più a lungo termine che comprende:

–   apertura, ovvero la volontà di sviluppare un atteggiamento aperto e accettabile verso sé stessi, le proprie emozioni e i propri pensieri

–   consapevolezza verso sé stessi

–   impegno verso un nuovo stile di vita

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