Perché siamo così attratti dalle catastrofi?

Rousseau sosteneva che il piacere derivante dall’osservare le disgrazie altrui fosse collegato a un senso di “distacco sicuro”, una condizione che nasce dal fatto di non essere direttamente coinvolti nella sofferenza osservata. Questo fenomeno si manifesta, ad esempio, quando assistiamo a incidenti o catastrofi attraverso i media: il dolore viene vissuto indirettamente, senza il rischio di un coinvolgimento personale nella sofferenza reale, assecondando un impulso voyeuristico senza mettere a rischio la propria sicurezza.

Ce ne parla il dottor Pietro Ramella, psicologo e psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

Cosa spinge alla curiosità morbosa?

La ricerca suggerisce che la curiosità umana verso gli stimoli negativi, come scene di morte o sofferenza, permette di acquisire una conoscenza più profonda del mondo. Gli esseri umani, infatti, tendono a esplorare ciò che appare nuovo o sconosciuto, e gli stimoli negativi possono rappresentare una fonte di informazioni particolarmente rilevante.

Unkelbach e colleghi hanno suggerito che le informazioni negative spesso vengono percepite come uniche, mentre le informazioni positive tendono a essere più simili tra loro. Gli eventi che ritraggono morte, violenza o disastri si discostano dalla norma e, per questo, risultano essere fonti di informazioni relativamente più rare. Questo contribuisce a un maggiore “guadagno informativo”, poiché questa rarità delle informazioni le rende più interessanti e degne di approfondimento.

Le scene che evocano emozioni negative stimolano domande spontanee, come: “Cos’è successo?”, “Quali sono le relazioni tra le persone?”, “Cosa succederà dopo?”. Questo impulso a colmare il divario informativo spinge le persone a trovare risposte a domande sempre più complesse.

Tuttavia, la curiosità verso stimoli negativi non è motivata esclusivamente dal desiderio di ottenere informazioni. In alcuni casi, può essere spinta anche dalla volontà di provare empatia o simpatia per le persone coinvolte[1].

Per meglio comprendere questo processo bisognerebbe chiaramente contestualizzarlo e personalizzarlo: “Chi è la persona che sta osservando lo stimolo negativo se così possiamo chiamarlo? In che fase di vita si trova? Che tipo di personalità la caratterizza?”.

Rispondendo a ognuna di queste domande potremmo sicuramente avere una comprensione più approfondita. 

Vi sono alcune abilità che vengono insegnate in alcuni percorsi psicoterapici dove anche solo l’immaginare eventi negativi accaduti in passato o ad altri potrebbe permetterci di comprendere meglio lo stato di benessere in cui ci troviamo oggi. 

Sicuramente parlare di curiosità sadica sarebbe troppo superficiale. È comunque probabile che, a seconda di come la persona si sente quando si trova di fronte a certe notizie, il suo stato d’animo e il suo umore in momento, incrementino o meno l’interesse nell’osservare/approfondire questi stimoli.

Se io stesso ho vissuto un lutto o un evento catastrofico potrei essere “attratto” da un certo tipo di notizie per vari motivi, come per esempio l’essere più portato a empatizzare e a comprendere le dinamiche emotive che possono far parte di quell’evento. In caso contrario potrei invece essere spinto a “cambiare canale” proprio per evitare quel tipo di stimolo. Anche l’evitamento emotivo è un meccanismo di difesa sebbene la società odierna abbia incrementato in modo esponenziale i canali attraverso i quali siamo costantemente bombardati da notizie di ogni genere. Per cui un’altra ipotesi potrebbe essere quella dell’abituazione allo stimolo, in sintesi siamo così “abituati” a vedere/ascoltare scene cruenti, catastrofiche, dolorose che potremmo aver innalzato la nostra soglia di sopportazione arrivando quindi quasi a un evitamento emotivo, proteggendoci da quelle immagini con il distacco. 

Che ruolo ha lo streaming live nell’osservazione degli eventi significativi?

Negli ultimi anni, l’aumento della frequenza e della gravità degli eventi meteorologici estremi ha catturato l’attenzione di tutto il mondo. Il pubblico è sempre più attratto dalle riprese drammatiche trasmesse in diretta su piattaforme come YouTube, Facebook e TikTok. Uno studio dell’Università di Plymouth,  prendendo in esame tra eventi significativi (l’uragano Irma nel 2017, l’uragano Ian nel 2022 e le tempeste Dudley, Eunice e Franklin del 2022) ha evidenziato che molte persone nelle aree colpite utilizzavano questi flussi per discutere i consigli ufficiali del governo riguardanti l’evacuazione e altre misure di sicurezza. Sebbene il desiderio di seguire lo streaming live di eventi estremi possa essere dettato anche dalla spettacolarità dell’evento e dal legame che la persona può avere con le aree colpite, lo studio ha dimostrato che gli spettatori utilizzavano questi streaming soprattutto per capire meglio le dinamiche dei pericoli e valutare l’affidabilità delle fonti di informazione (sebbene la comunicazione dei rischi da parte degli scienziati sia diventata ormai accessibile a tutti, molte persone preferiscono discutere delle dinamiche del pericolo in contesti più informali).

In questo contesto, i flussi rappresentano quindi una nuova forma di testimonianza collettiva che favorisce l’apprendimento, la solidarietà e la costruzione di comunità.

In che modo i disastri facilitano la connessione tra le persone?

I disastri mettono le persone in una situazione di sofferenza condivisa, rendendo più facile comunicare e condividere le proprie emozioni. Questo può portare a una connessione più profonda tra le persone, favorendo l’aiuto reciproco e creando un senso di comunità. Condividere la sofferenza rende aumenta la probabilità che le persone si sostengano a vicenda, proteggendo anche sé stesse dagli effetti negativi dello stress[2].

Come si può promuovere la compassione e l’altruismo anche in assenza di catastrofi?

Per far crescere la compassione anche fuori dai momenti di emergenza, è utile mostrare gli effetti positivi del sostegno agli altri anche in tempi normali. Ad esempio, si possono creare occasioni per far vedere come le azioni di aiuto abbiano un impatto positivo su chi le riceve, mostrando i risultati ottenuti. Questo può spingere le persone a essere più motivate ad aiutare, anche senza una situazione di crisi. Far vedere concretamente l’effetto delle azioni di solidarietà aiuta a rafforzare la voglia di essere d’aiuto, a prescindere dalla presenza di un disastro[3].

Dark tourism perché le persone vogliono andare nei luoghi dei disastri?

Il turismo dei disastri naturali rappresenta una forma singolare di esplorazione turistica, dove la principale motivazione è osservare i fenomeni naturali estremi e i loro effetti: i turisti sono attratti dal rischio e dall’esperienza diretta di eventi catastrofici.

Le principali motivazioni che spingono i turisti a visitare luoghi di disastri naturali possono essere suddivise in tre categorie principali:

  • L’attrazione per la bellezza selvaggia e indomita delle aree colpite da eventi estremi
  • L’unicità e la natura temporanea di questi fenomeni, che li rendono particolarmente affascinanti
  • La possibilità di vivere sensazioni forti osservando il potere distruttivo della natura[4].

Il turismo dei disastri naturali può essere suddiviso in due periodi principali, ciascuno caratterizzato da diversi livelli di rischio e interesse turistico:

         1.     Durante o subito dopo l’evento estremo

         2.     Nel periodo successivo all’evento.

Tuttavia, l’interesse per il turismo dei disastri tende a diminuire drasticamente entro poco tempo dall’evento[5].

[1] https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0178399

[2] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7221394/

[3] https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7221394/

[4]https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/91243627/10004331.pdf?1663575534=&response-content-disposition=inline%3B+filename%3DNatural_Disaster_Tourism_As_A_Type_Of_Da.pdf&Expires=1729595425&Signature=PP0NxvIVkO2bIsmhNJp5BW16DM2tEzisGqtys4OIwppoMfqScvtbtDFd6YRvIHz6NKOtJ~My5RRiA9c98jEq4EvnG~G5dC7iG6deg1JkqxDvrDZbOZDDW96fsNCzCk8SIWHt8eaWpaNRQZJ6uR2V2AnYGd6YiFFYwlpkUoixkLfKN0cnhJdaniTYRoOa8wnHRVxWunWWB2m08DGXFQtsdteBLgV8DQ7aUb59CctD0Mo9uu5iSxFhzbYlmFjDj7DNVYYvldcGDqjo0x63pm4q7~2IhTzba5R7eMkNeLElE42lZ36gSBWKKCukHhlDwrv-Y8bWRKs6itiYUirbMWE~yw__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA

[5]https://d1wqtxts1xzle7.cloudfront.net/91243627/10004331.pdf?1663575534=&response-content-disposition=inline%3B+filename%3DNatural_Disaster_Tourism_As_A_Type_Of_Da.pdf&Expires=1729595425&Signature=PP0NxvIVkO2bIsmhNJp5BW16DM2tEzisGqtys4OIwppoMfqScvtbtDFd6YRvIHz6NKOtJ~My5RRiA9c98jEq4EvnG~G5dC7iG6deg1JkqxDvrDZbOZDDW96fsNCzCk8SIWHt8eaWpaNRQZJ6uR2V2AnYGd6YiFFYwlpkUoixkLfKN0cnhJdaniTYRoOa8wnHRVxWunWWB2m08DGXFQtsdteBLgV8DQ7aUb59CctD0Mo9uu5iSxFhzbYlmFjDj7DNVYYvldcGDqjo0x63pm4q7~2IhTzba5R7eMkNeLElE42lZ36gSBWKKCukHhlDwrv-Y8bWRKs6itiYUirbMWE~yw__&Key-Pair-Id=APKAJLOHF5GGSLRBV4ZA

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